Descrizione dell’itinerario
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un percorso minimo che permette di conoscere la realtà della pesca artigianale intorno alle isole di Burano, Mazzorbo e Torcello con eventuali estensioni che conducono ai bilancioni sulla foce del Dese, dai pescatori del canale Cenesa e lambiscono le valli da pesca della laguna nord. Non solo pesca, ma anche straordinari paesaggi lagunari
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Lunghezza dell’itinerario
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percorso ridotto circa 6,6 chilometri
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Mezzi
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si tratta di un percorso che il visitatore può svolgere autonomamente con un’imbarcazione propria. La navigazione in laguna non è semplice. Il circuito proposto è però facilmente realizzabile con l’ausilio di una mappa in cui siano indicati i canali e usando la necessaria attenzione per evitare di uscire dalle rotte percorribili e ritrovarsi nelle numerose zone di secca (in particolare in caso di bassa marea). Le imbarcazioni che garantiscono una maggiore mobilità in laguna sono quelle a fondo piatto e, comunque, sprovviste di chiglia. La Cooperativa San Marco Pescatori di Burano promuove un’interessante iniziativa di pescaturismo in laguna nord. Le visite proposte permettono di accedere alle diverse aree di pesca e conoscere insieme ai pescatori la realtà del loro lavoro e le specie ittiche che popolano la laguna (info su: www.pescaturismoburano.com).
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Percorso A
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Descrizione
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Il percorso parte dall’isola di Burano, principale centro della pesca in laguna nord. Dal Canale di Burano si prende la Scomenzera San Giacomo, che passa tra Mazzorbo e Mazzorbetto, e dopo circa 600 metri sulla destra il canale di Mazzorbo.
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Lungo il Canale di Mazzorbo, circondati da una vegetazione prorompente, si intravedono tra le tamerici alcuni casoni di pesca, costruzioni realizzate assemblando materiali di recupero, dove i pescatori della zona ripongono i propri attrezzi e si occupano della loro manutenzione. Nello specchio d’acqua di fronte ad alcuni dei casoni si osservano i vieri, tipici strumenti per la pesca delle moeche. Si tratta di cesti in legno tenuti in sospensione sull’acqua, nei quali vengono stoccati i granchi prossimi alla muta - gransi boni - selezionati tra quelli raccolti nelle reti da pesca. Il termine moeca si riferisce, infatti, a una particolare fase di vita del granchio, quando per accrescersi fa la muta e abbandona il suo esoscheletro, assumendo una consistenza particolarmente morbida. Il pescatore controlla i vieri un paio di volte al giorno per raccogliere le moeche ed evitare che si induriscano nuovamente.
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Navigando su questi canali, viste di Burano, Torcello, Mazzorbo e Mazzorbetto. |
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Il Canale di Mazzorbo si addentra nella Palude del Monte. La navigazione non comporta nessun problema fino a quando si costeggia l’isola di Valverde, da quando si entra nella palude (tratto di canale verso la ex batteria Buel del Lovo) non esistono pali ad indicare la rotta, quindi è richiesta notevole prudenza.
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Affacciandosi sulla vasta Palude del Monte il visitatore scorge numerosi paletti di diversa misura e materiale. La particolare geometria che il paesaggio lagunare assume si spiega con la suddivisione del territorio in appezzamenti di dimensioni variabili destinati all’allevamento di vongole. Il proprietario della concessione, una figura intermedia tra il pescatore e il vivaista, viene chiamato caparozzolante.
Le pratiche di venericoltura si basano su cicli di semina dei giovanili, ingrasso e successiva raccolta del prodotto, una volta raggiunta la taglia commerciale. L’approvvigionamento del seme proviene da attività di raccolta in laguna; il seme ricavato da impianti di riproduzione controllata rappresenta, invece, una percentuale del tutto trascurabile. La fase di ingrasso varia in genere tra 12 e 18 mesi, in funzione della taglia iniziale del seme, delle condizioni ambientali, della taglia di vendita, ecc.
In questa zona capita di imbattersi in barchini dotati di un singolare attrezzo: sono le imbarcazioni dei caparozzolanti che vanno a pesca di vongole con la rusca, un attrezzo meccanizzato capace di penetrare nel fondale fino a 15 centimetri; la strana gabbia cilindrica è la parte adibita alla raccolta.
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Successivamente si ripercorre in senso opposto il Canale di Mazzorbo. Dopo circa 300 metri da quando si è ricominciato a costeggiare l’isola di Valverde, si gira sulla sinistra fino ad incontrare dopo un centinaio di metri il Canale del Taglio sulla destra.
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Lungo questo stretto canale che collega il Canale di Mazzorbo con quello del Taglio, si scorgono altri casoni dove sono ormeggiate le imbarcazioni dei pescatori. La fitta vegetazione sulle rive contribuisce alla bellezza selvaggia del luogo. È possibile tentare una manovra, che richiede una certa esperienza, per una visione più completa dei casoni: infilare la prua della propria imbarcazione nel ghebo tra il canale dal quale si proviene e il Canale del Taglio. Non servono solo le capacità di controllo della barca, ma anche un po’ di fortuna nel non imbattersi in qualche pescatore troppo geloso della propria privacy.
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I canali dietro Mazzorbetto rappresentano un suggestivo angolo di natura, rigoglioso di verde. Sono navigabili però solo con imbarcazioni che pescano poco - rischio di finire in secca - o con il kayak (info su: www.sportvenezia.net/alkse). |
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Percorrere il canale del Taglio che costeggia Mazzorbetto e l’Isola dei Laghi.
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Dopo i casoni con le loro attrezzature da pesca all’imbocco del canale, si possono osservare numerose reti stese ad asciugare sulle barene circostanti. Le barene che affiorano, la Palude dei Laghi sullo sfondo e le reti stese contribuiscono a creare una visione lagunare caratteristica e di estremo fascino.
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Usciti dal Canale del Taglio girare a destra per il Canale dei Borgognoni (poi di Burano) e proseguire per circa 1,2 chilometri fino alle barene di fronte all’isola di Burano. Sulla sinistra si trova il canale di Sant’Antonio.
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Invisibili dalla propria imbarcazione - ma visitabili nel corso dell’attività di pescaturismo promossa dai pescatori di Burano - sono le bùse (buche) del pesce novello, che si trovano sulle barene antistanti l’isola di Burano. Si tratta di vasche rettangolari di profondità variabile tra i 70 e i 100 centimetri dove vengono stoccati gli avannotti (orata, branzino, cefalo) pescati in precedenza nei fondali bassi della laguna nord. Una volta raggiunte le dimensioni necessarie nelle buche, i pesci vengono venduti alle valli da pesca. |
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Si naviga lungo il Canale di Sant’Antonio fino all’incrocio con il Canale di Torcello (sulla sinistra).
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Lungo il Canale di Torcello si osservano ancora i casoni di pescatori, vieri e reti stese ad asciugare sulle barene, visione resa più spettacolare dall’imponente presenza della Cattedrale di Torcello. È questo un luogo dove la tradizione della pesca artigianale si fonde perfettamente con la bellezza di testimonianze monumentali millenarie.
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Sia il Canale di Sant’Antonio che quello di Torcello sono molto
panoramici con vista su Burano prima e la Cattedrale di Torcello poi. Se si prosegue lungo il Canale di Sant’Antonio (che poi prende il nome di Canale della Dolce), si raggiungono le isole di Sant’Ariano e la Cura, parti ancora emerse degli antichi insediamenti di Costanziaco e Ammiana.
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Il Canale di Torcello termina nella Palude della Rosa dove si possono osservare le serragie, uno degli strumenti più tradizionali di pesca in laguna. Si vede anche un bilancione (per la spiegazione vedi il punto successivo). La navigazione non comporta nessun problema fino a quando si costeggiano le isole di Torcello a sinistra e San Pieretto a destra, da quando si entra nella palude non esistono pali a indicare la rotta, quindi è richiesta notevole prudenza.
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La Palude della Rosa è considerata sin dai tempi della Serenissima una delle migliori zone di pesca della laguna. Addentrandosi con attenzione, si scorgono le reti fisse caratteristiche della pesca lagunare - tresse o con il nome antico serragie - tipicamente posizionate a zig zag con i cogolli (o bertovelli) in gruppi di numero variabile da uno a tre, sistemati ad ogni apice. Il cogollo è una trappola con bocca rigida, un braccio di incanalamento e alcuni ingressi consecutivi troncoconici per impedire la fuga del pesce catturato. Usualmente il cogollo è controllato quotidianamente o al massimo ogni due giorni dal pescatore che riversa il pescato nella gorna (parallelepipedo in legno) o in un contenitore - mastelòn - posizionati a bordo della barca. In seguito, il bertovello è ripulito e riposizionato sul fondale. Lo zigzagare delle reti, visibile perfino dal satellite, trasforma e definisce il paesaggio. È un caso però in cui l’azione dell’uomo non rovina l’ambiente, ma anzi lo arricchisce e lo carica di significato.
Anche se in alcune zone le reti restano posizionate per mesi, i periodi più propizi per questo tipo di pesca sono quelli tra marzo e aprile (Quaresima) e tra ottobre e novembre (fraìma).
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Percorso B
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Descrizione
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Se da Burano si prosegue lungo l’omonimo canale verso nord, successivamente Canale Dese, si raggiunge la Palude Pagliaga con i suoi caratteristici bilancioni.
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Navigando la laguna può capitare di imbattersi in qualche isolato bilancione, ma qui, lungo i canali che un tempo costituivano la foce del Dese, se ne incontrano con frequenza tale da rendere questo luogo davvero unico. I bilancioni si stagliano all’orizzonte quando si risale il Canale Dese; mano a mano che ci si avvicina con la barca si rendono più riconoscibili le loro strutture, mantenute più o meno bene, e le loro ampie reti assicurate attraverso cavi e carrucole. Passare in barca sotto le numerose reti è senza dubbio un’esperienza suggestiva.
I bilancioni sono ormai utilizzati esclusivamente per la pesca sportiva e amatoriale. Le reti, manovrate a mano o con argano a motore, vengono immerse in acqua fino a toccare il fondo e periodicamente salpate. Durante il salpamento il pesce viene convogliato al centro dove si trova un’apertura a sacco e poi viene raccolto con un’imbarcazione.
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Molto panoramico il Canale Dese con le sue barene lungo la Palude della Rosa prima e la Palude di Cona poi. |
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Da Burano si prosegue lungo il Canale di Burano verso sud fino ad arrivare a Treporti e lì si prende a sinistra il Canale di San Felice successivamente Canale Cenesa.
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Nei ghebi del Canale Cenesa si incontrano diversi casoni da pesca, reti stese ad asciugare sulle barene e filari di vieri. La vista dei luoghi e delle attività della pesca sembra farsi ancor più carica di suggestioni e di incanto in queste zone disabitate e isolate, nelle quali il visitatore avverte con forza maggiore la sensazione della scoperta.
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